domenica 4 agosto 2013

... Una passeggiata...



Si ritorna verso sud, con calma; caldo incredibile anche a quota 1000. 
Ieri Padova-Vendrogno. Oggi Vendrogno-Legnano, mitica e mitologica -oramai- città, famosa per le biciclette e per "l'Albert de Giussan" - Scimmiotto il dialetto locale per iscritto, improvviso una inflessione barbara, ma il risultato non convince nemmeno me-.
Ore 16.00, partenza.
Scendendo per poco non mi ammazzo. Il caldo ed il poco limoncello fanno effetto, anche il liquore alla liquirizia partecipa come co-protagonista alla scena.
Da Bellano direzione Dervio, Dongo, Menaggio, Como. Bello, tutto molto bello, impervio, aspro e dolce allo stesso tempo...







A Dongo faccio una sosta. Mi fermo in un bar, sembra un posto tranquillo, in piazza, fronte lago. Sorrido, accosto. Parcheggio. Entro ed ordino una birra, bionda, piccola, comune. Mi siedo ed osservo. Davanti a me sembra esserci una sorta di mercatino dell'usato: compaiono libri, quadri, cianfrusaglie di ogni tipo. Forni a microonde e paralumi degli anni '70 spuntano dalle porte delle station wagon adibite a furgone commerciale. Commoventi i personaggi che tentano di proporre simil mercanzia.
Decido che tutto ciò non mi interessa.
La tranquillità dimora in me e nel locale, fino a quando un tizio, dal cervello impallato, inizia ad urlare come un ossesso, a piagnucolare senza compiuta favella ed a recitar improperi contro una coppia della razza dominante del luogo nel periodo estivo. Questa gente dalla folta criniera giallo paglierino non si interessa punto a quanto accade; non si stupisce, volge lo sguardo altrove e imperterrita -mentre probabilmente pensa che l'italiano medio sia normalmente idiota, grazie anche a chi porta la nostra immagine nel mondo- finisce di sorseggiare la cena. Guardo l'orologio: sono le 17.52. Penso tra me e me: "al nord Europa deve essere buona cosa rispettare le usanze e anche la digestione deve essere puntuale".
Certe volte mi chiedo che fine farebbero certe scene se io non fossi presente, se non le vedessi o non le potessi raccontare. E rimango sempre interdetto tra il: "se non ci fossi io a vederle esisterebbero lo stesso", e il "se non ci fossi io a vederle non esisterebbero". Poi l'intuizione: se percorrendo una strada, nella fitta nebbia padana, mi imbattessi in una curva, sarebbe difficile pensare che la curva non esistesse, pur non vedendola... Soprattutto pensando agli esiti finali della cosa. L'empirismo a volte aiuta. Ciò non risolve molti degli altri miei dubbi o problemi, ma è pur sempre un abbrivio verso una misera consapevolezza.
Pago la birra e mi faccio offrire un bicchier d'acqua da una gentile cameriera incuriosita dalla mia persona. E ciò mi fa piacere. 
Salgo sul mio ferreo e tenace destriero, direzione Como.
Il lungo lago è costellato di osterie, hotel, bar più o meno inutili. Ad esempio: "Bar da Marisa". Deserto; solo la proprietaria ed una donna, che ha tutta l'aria di essere un'amica, sedute all'esterno del locale, sul marciapiedi fronte strada. Dentro ammassi sferici di fieno rotolavano sul banco. In compenso la concorrenza, 100 metri dopo, annaspava e soffriva - o meglio, s'offriva, tant'è, sempre di sacrificio si tratta- tra le ascelle fetide dei motociclisti. Deduco che una curva d'asfalto può decidere la sorte in questi paesi lacustri.
Mi fermo al distributore poiché la miscela nel serbatoio scarseggia. Benzina. Olio. Agito. Un colpo di pedale e via!



Seguo Varese per ambigua via, poi...
Olgiate comasco.
Qualche motociclista saluta, forse apprezza lo sforzo... 
Tradate. Tristissima città. Ho provato spavento nell'attraversarla, sembrava il Salento più misero, quello disperso, la Specchia del nord.
Gornate,
Gorla.
Tutto in mezzo al verde. Incredibile. La "Costa del Re" è colorata e fresca. Non sembra Lombardia...
Castellanza,
Legnano.


Arrivato. Oggi 180 km circa. In confronto a ieri una passeggiata!

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