mercoledì 17 agosto 2016

On the Road - 16 Agosto

Sveglia. Ore 7.15. Mi metto nell'ordine di idee di cambiare strategia di viaggio. Ho provato a non farlo, fino all'ultimo, tanto per non cambiare abitudine. Tanto per star tranquillo. Ma stamattina, se voglio partire, è bene mettere le cose in chiaro tra me e me stesso.
La cosa funzionava cosi: 1 cilindro = 1 persona. In Lambretta tutto era regolare, pure banale, ma... la formula funzionava a meraviglia. Ora però, la cosa cambia. Decidendo di viaggiare col mio poderoso mezzo a gasolio mi ritrovo con 4 cilindri, e pur sostanziosi. Ore, stando all'assioma di prima, 4 cilindri = 4 persone. Ciò significa elevare all'ennesima potenza le variabili. A ciò mi devo rassegnare stamattina.
A questo scopo metto in atto una astutissima strategia. Rimescolo le carte. 4 = Io, C., A. e G. Dove C., A. e G. non sono reali, così è più semplice! È un po' come fallire coi soldi del monopoli. Loro sono compagni di viaggio immaginari...
Mi ritrovo quindi, così, di 1 in 4, a far valigie, programmare strade e tappe. Cosa che assolutamente non so fare, almeno nell'ultimo segmento. Solitamente andava così.
- Partenza, senza reale data prefissata.
- Strada.
- Tappe a caso. E multiple. E varie.
- Strada.
- Tappa per aperitivo tardo pomeridiano utile a sondare il circondario.
- Cena e pernottamento in un luogo più o meno malfamato ma di indubbia qualità.

Assumendo il postulato del "4 con 4" prima esplicato, tutto viene meno.
Mercedes del 1969,  2200cc di cilindrata - con bagagliaio carico-  e circa 4000 km di strada da percorrere in Europa. Una bazzecola.
Assunto questo la mattina stessa in cui devo partire, mi alzo, mi consulto con C, arrivo in un punto prefissato con A e G, e parto.

Partiamo, questa mattina di un tiepido agosto. Tappa in farmacia, rapina al bancomat, e direzione lesta, si fa per dire, verso nord. Velocità di crociera 90/105 km/h. Aria fresca e tersa, cielo azzurro, niente condizionamento interno, solo finestrini aperti e buon vento, pulito, fresco di bucato.
Subito tappa in Autogrill, dove mi riconosco un po' straniero tra la folla di stranieri che frequenta il suolo della dolce penisola.

Traffico nella norma, ma con normali particolarità. Il viaggio scorre lesto tra un camper ed un'altro, tra un camion e l'altro. Solo che uno di questi ultimi rapisce la mia attenzione, mentre sono in fase di sorpasso. Volgendo lo sguardo a destra, mentre il mio viso è all'altezza della cabina, scorgo che gli scalini per arrivare alla postazione di guida sono letteralmente ricoperti di prato sintetico, che si muove al vento. Singolare come addobbo ma efficace, mi dico, mentre immagino che l'autista sia decisamente un gran tedescone con trippa e baffo "a manubrio", amante della natura e dell'agricoltura.
Il viaggio prosegue, spesso liscio, ma mi trovo a superare ostacoli inediti: C e G, dal sedile posteriore, chiedono quanto manca. Stupito e stupefatto rispondo che siamo arrivati. In vero, l'altra metà della strada era ancora da fare, mentre A, sul sedile del passeggero, appronta sulla plancia del mio bolide una bellissima mappa stradale, di ultima generazione, full touch, ovvero di quelle che funzionano solo se ci si lecca il dito e si gira pagina.

Sferzo i cavalli, tutti e 60, verso nord, mentre vedo la neve lontana sui monti e nutro la scuderia ad un distributore. Comincio, in accordo col la mia C e gli altri immaginari presenti, ad avere fame. Inseguiamo la "romantische strasse", da Fussen verso Harburg, perdendoci un po' ed attraversando, nella prima parte, un luogo di dolce e straordinaria bellezza, fatto di verde, di odori e profumi, di vento e di sole, ma proseguendo poi nel secondo tratto su una strada poco attraente, piuttosto aspra, una sorta di "statale Romea" , ma più povera e brulla.

Stop. Cibo. Ore 17, circa. Parcheggio agilmente in un posteggio riservato al MPRICE. Sosta obbligatoria, dopo la scuderia ora il rancio tocca a noi. Entrati in questo posto anonimo ma efficace, una cameriera, in prova, tenta di evadere, come può, le nostre richieste. Fosse stato per me: cameriera bocciata, incompetente e pur maleducata. A dir il vero pure un po' buzzicona, un po' "lievitata", con quei ricci messi alla rinfusa sotto al cappello a far il paro con quel naso schiacciato ed i lineamenti da falegname elvetico, e quelle dita tozze e mal adatte al mestiere.
Tuttavia la fame è più forte. Cibo. Liquidi, in entrata ed in uscita, e via. Si riparte.
Il paesaggio si snoda e si dirime tra draghi e San Cristoforo vari, pali della cuccagna ed altre amenità varie.

E finalmente si arriva a destinazione. Mentre sosto in centro paese non riesco a non attirare l'attenzione su di me e sul mio mezzo. Due ragazzi, giovani indigeni, apprezzano a gesti e con idiomi internazionali il mio mezzo, e forse, vedendo la targa, anche il mio coraggio.
Arrivati sani al BeB prenotato con mesi di anticipo da G. , io, me e i 3 immaginari, cerchiamo cibo. Troviamo l'unico locale aperto della città di Harburg, in Baviera. Pizzeria italiana. Tralasciando tutto volgiamo al riposo.
680km per oggi. E domani si foraggia la truppa, che la strada è ancora lunga.