giovedì 2 ottobre 2014

Inaspettatamente... lifting!





E' una bella giornata d'agosto. La mia Lambretta è a casa. Siamo riusciti a tornare, io e lei, dal nostro tour verso sud. Che spettacolo; a parte il piccolo incidente occorso a Roccafluvione, tutto è andato per il verso giusto. E sono felice, per tutto quello che mi è successo, per tutto quello che ho visto, sentito ed ascoltato. E perchè la mia vocazione nella vita è, probabilmente, quella di “girar per paesi”, come dice mio nonno, oramai ottuagenario, pur ignaro delle mie scorribande - a velocità piuttosto moderata- per l'italica penisola intiera.
In questo felice e ameno giorno d'agosto, dopo le meritate e sudate vacanze, decido di portare il mio destriero, ferito e un po' sciancato, nel luogo deputato alla sua convalescenza. Non a casa, nel mio vano scale, abituale dimora del ferreo ronzino; ma in carrozzeria. Questa volta non posso riuscire, da solo, nell'ipresa di medicare personalmente le ferite inferte durante il viaggio, mi devo rivolgere ad uno specialista. Parlo con il Signor Gianni che già conosco dal restauro della mia Mercedes 220D del 1970, impresa compiuta forzatamente in questo anno solare, dopo il rovinoso incidente che mi ha visto protagonista nell'invernata. Gianni è alto, magro, porta sempre il berretto col frontino sulla sua testa un po' canuta e calva; e fuma. Fuma un pacchetto di sigarette al giorno, ne abbiamo parlato a febbraio quando lo aiutavo a rimontare i pezzi della mia Mercedes per abbattere un po' i costi del restauro. E' simpatico questo sorridente e lesto ragazzo di quasi settant'anni, e per via del suo nobile vizio parla spesso con la sigaretta tra le labbra. A lui affido la mia creatura, gli dico di avere attenzione, di parlare col perito in maniera chiara e semplice: il mezzo ha una certa età, ha ricevuto qualche botta durante la caduta. Ma soprattutto gli racconto una cosa: otto anni fa, circa, comprai la mia Lambretta. I miei denari non sono mai stati abbondanti, e non lo erano sicuramente a ventisei anni, mentre frequentavo l'università. In quel momento però disponevo di una piccola somma che decisi di investire in qualche modo; pur di non lasciarla a marcire in banca... Compra il mezzo e lo restaurai io, con le mie mani. La sua livrea originale giaceva, quasi intatta, sotto a tre strati di colore dati presumibilmente con bomboletta spray.
Racconto tutto a Gianni: di come ho passato sei mesi con diluente e carta vetrata da 1000 per tirar fuori il colore originale da sotto quel macello di colore dato discretamente male; di come mi sono impegnato nell'arte della pittura spray e con vernice “al nitro” grazie ai consigli datimi tramite un forum. Di tutto il tempo impiegato per rimontare i pezzi.

http://www.scooterdepoca.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=14232&SearchTerms=conservato

Lui mi dice, con la sua sigaretta tra le labbra e l'aria pacifica: “sta tranquio, te vedarè che femo tutto, semo qua apposta ciò”. Tradotto dal vernacolo: “stai tranquillo, vedrai che facciamo tutto, siamo qui apposta”. Io mi fido, so che qui faranno un ottimo lavoro, sono professionisti. Ed io tengo alla mia Lambretta, perchè è mia, perchè l'ho fatta io a mia immagine e somiglianza, perchè quel colore che ho tanto faticato a tirar fuori mi piace un sacco e per me ha un valore inestimabile. La voglio com'era prima: sana ma imperfetta, perchè è un mezzo “quasiconservato” e deve dimostrare la sua età.
Passa il tempo e vengo a sapere, un lunedì, che il perito dell'assicurazione ha già fatto visita alla mia bestiola, in mattinata. Chiamo Gianni e chiedo informazioni: “te faxemo savere noaltri, te vedarè che va tutto apposto”. Tradotto dal volgare veneto: “ti facciamo saper noi, vedrai che va tutto a posto”. Continuo a fidarmi, ma... inizio a ricordare che i carriozzieri hanno delle manie: una, la peggiore, è quella della “luccicanza”. Tendono infatti a render tutto come una caramella appena imbustata. Tuttavia questo pensiero si allontana dalla mia mente, vista la fiducia che nutro nei confronti di Gianni e visto che, comunque, immagino che prima di fare qualsiasi lavoro verrò consultato sul da farsi.
Passa il tempo, ed ogni tanto penso sia il caso di andare a fare visita alla mia bella, per saper se ci sono notizie in merito. Purtroppo gli impegni mi tengono lontano dalla carrozzeria e da altre amene cose che amo fare; ma il pensiero del mio Bucefalo, stallato provvisoriamete in territorio straniero, ogni tanto si palesa e si fa vivace nella mia immaginazione. Penso che prima o poi riuscirò a passare...
E così è infatti. Quel giorno è oggi. Dopo trenta giorni circa di separazione forzata trovo il tempo di muovere verso la mia bella.
Parto alle ore tredici con il mio teutonico quadrupede stellato, destinazione distributore. Faccio gasolio e mi avvio, voglio sapere come sta la mia Lambretta, e per sicurezza non avviso, non chiamo, non mi faccio sentire puto. Ho deciso di presentami e basta. Parcheggio difronte alla vetrata della carrozzeria. Credevo avrei dovuto attendere almeno dieci minuti per l'apertura, ma il Signor Antonio, fratello di Gianni, già ha aperto la serratura della bottega. Saluto Antonio, validissio battilamiera, un artista, davvero. Da tempo immemore, da che aveva quattordici anni, batte lamiere raddrizza di tutto. Ha i capelli, a differenza del fratello minore, e la sua esperienza gli ha dato in dono un bel paio d'occhiali. Non fuma, va traquillo, a passi lenti. Un docile uomo veneto dalla voce morbida ed un po' segnata dalle vernici respirate nel tempo passato in officina. Parlo con lui, mi conosce. Mi dice: “è tutto fatto sai, tutto apposto, xe là, a vedito?”. Mi indica dove posso vedere il mio destriero. E... Volgo lo sguardo.
No.
No.
No, forse non vedo bene.
Mi avvicino.
No. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Una luce mi acceca. Un bagliore che nulla ha di mistico mi abbaglia. Tutto luccica in una maniera schifosamente orrida. NO! NO! NO!
Hanno riverniciato TUTTA la mia creatura.
TUTTA.
Da capo a piede, da destra a sinistra, è tutta riverniciata.
Luccica, e la vernice non è a base nitro, ma è gommosamente e schifosamente e orripilantemente NUOVA!
Mi volto. Controllo. CAZ...PITA! Lo hanno fatto.
Controllo anche sotto la sella, dove avevo lasciato un segno delle vecchie vernici che non avevo del tutto eliminato. Tutto spazzato via.
Controllo dentro i cofani, dove avevo scritto a quanti km avevo rifatto il propulsore a miscela. Anche lì, tutto riverniciato.
Mi volto, poso lo sguardo a terra. Voglio piangere. IO VOGLIO PIANGERE, perchè non è possibile. Ho lavorato un sacco per recuperare tutto il recuperabile, per toccare tutto il meno possibile, conservare tutto, e mi ritrovo con una schifosa e lurida caramella luccicante.
Dialogo animatamente con Antonio, e poi con Gianni: era l'unica soluzione per non far veder dove era stata toccata la vernice e non far vedere la differenza tra vecchio e nuovo. Si sono accordati con il perito per rifarla tutta. L'assicurazione ha tirato fuori 750 euro circa, ma io non ero in accordi per sborsare oboli dalle mie vuote tasche. E non so ancora se dovrò sborsarne. Mi hanno detto che mi faranno sapere. E mi trovo in questa situazione: la mia lambretta deflorata nell'onore, tutta luccicante e brillante. Ed io non nemmeno so se devo tirar fuori denari.
Io l'avevo forgiata con le mie mani...
Mi vien da piangere...