sabato 17 agosto 2013

Cieli azzurri sulla Terra.

Ore 7.33.
Sveglia. Sveglio. Devo riposare, ma non posso. Passo inesorabilmente per il bagno, mi guardo allo specchio. Dolore. La serata di ferragosto è stata impegnativa, ma tutto sommato non esagerata alcolicamente parlando...
Mi tuffo in mezzo ai miei cenci, recupero qualcosa, lo indosso. Una accozzaglia di colori mi invade gli occhi e la carne. Non importa, vado lo stesso. Porto fuori il mio ferraccio, oggi sarà una giornata campale. Destinazione: Treporti, 80 km da casa; una scampagnata. Obbiettivo: recuperare un amico. Faccio il pieno. Lego il casco per il mio ospite lagunare. Ripenso al fatto che mi devo forzatamente svegliare, decido di farmi una doccia. Fuori c'è il sole, ma l'aria non è calda, non è quella della scorsa settimana. Poco più sveglio di prima e rivestito di poco cotone colorato, parto. Mi fermo dopo 100 metri per indossare una felpa... Fa fresco, troppo; è quasi freddo. Ed il cielo è azzuro.


Riparto. Ma non prendo istantanee durante il percorso. Vado con calma. La strada fino a Portegrandi è noiosa. L'ultima parte, quella che costeggia il Sile, verso la laguna, è la più bella: curve, vista fiume, profumo di mare e acqua salmastra... Vado, liscio, senza ghiaccio, tanto già è fresco fuori. Corro, tutto è regolare, fino a Portegrandi. Poi, inesorabilmente... Coda! C.O.D.A. Tutti in coda, uno dietro l'altro, di tutte le razze, ordinati, agognanti un lembo di sabbia vicino all'acqua. Ma io... Sono in Lambretta ed agevolmente passo, sorpasso, senza freccia e senza luce, e vado verso Cavallino-Treporti per recuperare 130kg abbondanti di uomo con lo zaino. Arrivare non è stato gravoso, apparte i cinque chilometri di coda europea. Facciamo colazione, tanto per rinfrancarci ed appesantirci un po'. E mi rendo conto che la cosa più difficile di oggi sarà tornare, tutti e tre, sani, almeno quanto alla partenza, da quest'ultimo angolo di terra che da est guarda Venezia e la sua laguna non sempre limpida.
Saliamo. Casco e zaini. Il mio nobile destriero ha un sussulto, ma con sacra finezza il mio amico pianta gli speroni sul costato della bestia e da lì non si muoverà più se non per una sosta spritz a metà strada. Più che lo spritz, si tratta di far arrivare a casa in condizioni dignitose il motore della terza serie azzurra Iseo che cavalchiamo. Già infatti un ignoto, fino ad ora, rumore di ferraglia si fa ben notare sotto i cofani.
Con la leggerezza di chi sa il fatto proprio saliamo, entrambi, dopo la posta all'osteria.
Tra curve e ponti su fiumi di pianura, sterminate distese di "formenton", qualche risata e qualche preoccupazione per il rumore, sempre più insistente proveniente dal cilindro/motore, arriviamo nelle desolate lande dell'alta padovana, dimora delle nostre famiglie. Quasi 170 km, 200 kg di carico, un serbatoio di miscela consumato, e tanta fede nel ferro e nell'alluminio.
Fu così, signori, che i due uomini, uniti dal fato, arrivarono a destinazione. Un piccolo tour: più che altro, un test di resistenza.


Nessun commento:

Posta un commento