martedì 1 novembre 2016

On the Road - 22 Agosto


Passa il mal di testa, alle 4 circa del mattino. Mi sveglio quando suona il telefono, arriva una email. La banca mi ricorda che ho pagato il modulo F24, ho pagato la bolletta del telefono, ho pagato il gasolio l'altro giorno. Belle notizie, non c'è che dire. Mi rigiro sul letto, cercando di non accorgermi del malevolo odore che proviene delle coperte.
Cerco di ignorare. Resisto. Strenuamente. Fino alle 8. Chè di più davvero non si può.

Mi rigiro prima di svegliarmi definitivamente. Ma alla fine cedo. Entro ed esco dal bagno, velocemente. Sto meglio oggi rispetto a iersera. Si vede. Nell'uscire dal tugurio allagato da qualche doccia mi si pone davanti una bionda ragazza, dalle forme floride, direi quasi abbondanti. Bionda di chioma, occhi azzurri, di media statura. Semi nuda, coperta a mala pena di un solo asciugamano. Ci salutiamo. Con molta nonchalant.
Le avrei volentieri chiesto cosa pensasse della sua stanza, dei locali in cui ha passato la notte in generale. Ma... Forse non era il caso. Non in quel preciso momento magari. Ma so che avrebbe sostenuto la conversazione. E io non sarei stato da meno, ganzo qual sono.

Va bene. Va bene.
Così è deciso. Oggi si lascia questo seminterrato. Probabilmente abusivo.
Decisione presa dopo aver visitato una "scuola nel bosco".
Tanto per essere chiari, una scuola nel bosco è una sorta di asilo. Ma non una asilo qualunque. Qui i cuccioli di essere umano vengono allevati all'aperto, in mezzo alla natura. Allo stato semi-brado. Tra galline, alberi, animali vari. Si sporcano, si lordano, si divertono e si inzozzano con la buona grazia dei genitori. E i ritmi della natura la fanno da padrone. Nessuno si lamenta, e tutto funziona, come nella normale società dei grandi. I bimbi si aiutano. A vicenda. E tutto fila liscio.
In questo posto vengo scambiato per un calciatore. La cosa mi fa piacere, e mi atteggio, coi bimbi, alla sport-star che non sono.
Trovo contemporaneamente una principessa inzuppata di fango. Di punto vestita, ma segnata dalla terra con cui ha giocato. Bellezza scandinava.

E poi via. Verso Tonder.
Perché Tonder?
Perché era impossibile rimanere nel bunker di Copenhagen. Davvero.
Lasciamo soldi ed appartamento, salutiamo frettolosamente la donna, Lucia – brasiliana dalla favela probabilmente, trapiantata a Copenhagen - che ci ha ospitato, e via.
Un contatto della prima notte in Danimarca, Hanne Marie ci ospita in un nuovo appartamento, a 300 e più km di distanza dalla capitale danese.
E si corre dunque. Veloci. Tra strade dritte e tir, ponti e acque e vento, e pioggia. Molta pioggia, tanta che ritrovo i vetri puliti e la macchina lustrata, tirata a lucido! Verso una meta semi sconosciuta, come tutto quello che mi circonda del resto.

Tutto è bello qui, in mezzo a questa piccola cittadina, famosa per il suo festival folk, uno dei più importanti d'Europa. Bella, vecchia e socievole, questa cittadina che ci ospita.
E arrivati troviamo musica e cibo, tutto sano e pulito.
Un gruppo un po' datato, ma agguerrito, anima la serata. Suonano bene questi danesi, vecchio stile, con tastierista donna, che par un incrocio tra una suora ed una hippy appena uscita dalla disintossicazione: bionda, bassa, tarchiata, a fiori e pantaloni a zampa. La donna di Christiania in sostanza. E tutto è normale, tutto è regolare.

E si riposa alla fine, in questo nuovo alloggio, profumato ed innocuo. All'ultimo piano di un edificio del 1800. Mi piace. Ci sto volentieri.
E dal sonno cado presto, dopo aver sbrigato un po' di lavoro, con le candele accese, sopra ad un vecchio tavolo, a farmi ancora compagnia.
Da domani si fa strada. Come è giusto che sia, si comincia tornare.

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