martedì 1 novembre 2016

On the Road - 21 Agosto


Perlamiseria. Questa stanza emana un odore nauseabondo. Un odore indescrivibile, perché non è canonico, non è usuale o riproducibile. Non facilmente almeno! È un intruglio. E non mi piace.
Fortunatamente la percezione effettiva e cosciente di questo odore dura poco. Il tempo di alzarsi, passare lepre per il bagno - madido e puzzolente, pure questo- ed uscire. E di corsa. Con C.

Meta. Copenhagen, centro.
Svolgimento. Dopo il buongiorno, che si vede - e si sente- dal mattino, ci mettiamo alla ricerca di un autobus. Il numero 350S. Dove S sta per "'sto ca.spita di autobus". Dove S sta per “StaM*zza”.
Arrivati alla stazione del bus saliamo. Una sorridere e bionda autista ci saluta. E chiediamo il biglietto, presentandoci con 200 corone. Anzi. Io voglio bella figura caspita, e potendo far di meglio, ne sventaglio 500.
Lo sguardo della dolce autista mi fa intuire una cosa. Per un biglietto del costo di 24 corone, forse è un po' troppo presentarsi con un foglio intero da 500. Guardando più in profondità i suoi occhi, capisco che la donzella non ha il resto da darci. Molto bene.
Imprecando in italico idioma scendo. E scende pur C. Ora, di domenica mattina, il compito è duplice:
- trovare chi può cambiare 500 corone in pezzi utili a comprare un biglietto e
- attendere nuovamente l'autobus, il 350S.
Decido che è intelligente andare verso il centro città. Cercare un bar. Fare colazione. Spezzare il pane ed il foglio da 500 e trovare una stazione di posta del 350S.
Idea vincente.
Al distributore del paese trovo un bar; compro due caffè - versione brodo lungo, ma molto lungo - e due brioche. Spezzo il pezzettone da 500. Troviamo una stazione dell'autobus 350S. Ci imbarchiamo e, finalmente, ci dirigiamo verso il centro. Di Copenhagen!

Questo bus è incredibile. Credo che in quel giorno ci si girasse un film all'interno, e ci abbiano messo una serie di figuranti. Lo avranno fatto a posta per me. Il titolo del film era: "facciamo i buoni e aiutiamoci".
La trama era questa, che riporto stringatamente di seguito:
- se arriva una signora, anziana, tu, giovane uomo, lasci il posto ché il vecchio deretano danese possa riposare.
- se arriva una donna incinta, tu, vecchio decrepito danese, lasci che il giovane deretano della donna riposi, per mettere al mondo un figlio danese migliore.
- se entra una ragazza con bicicletta, tu, autista pachistano, danese, greco o italiano, lasci che lei entri e non fai storie.
- se sei un giovane uomo immigrato con bimbo in braccio, lasci che il vecchio deretano di un signore anziano di una qualsiasi nazionalità a caso possa riposare sul sedile di un nuovo autobus danese.
- e così via.
Mai visto cose del genere. Gentilezza, disponibilità nei confronti del prossimo, educazione e rispetto, indipendentemente da tutto, senza distinzione di nulla. Il tutto senza tregua e senza esclusione di colpi. L'autobus delle meraviglie. E ne esco meravigliato.

Dopo aver perso la fermata corretta, ci si ritrova comunque in centro. Giretto lesto, con sosta cibo. La città è piccola e tuttavia graziosa, niente da dichiarare.
Un giro al parco mi regala uno spettacolo di Burattini! Stile anonimo occidentale, con qualche spruzzatina western e nessun dialogo, tanto per non far torto a nessuno. Ammetto che tuttavia è stato difficile staccarsi dallo spettacolo. Era talmente anomalo ed anonimo che avrei voluto vederne il finale.
Ma qui la meta turistica per eccellenza è una. Anzi due.

La prima. La Sirenetta.
Odio questo genere di cose, lo premetto. Ma me lo impongo per cercare di "normalizzarmi". Quindi...
Cercando cercando, prima della vera Sirenetta, c'è una cosa. Una specie di sirena, modello Pamela Anderson, che si staglia sulla riva del mare. Era tanto grande e tanto pettoruta che, a vederla, si spera sia lei, la famosa Sirenetta.
Ma proseguendo, dietro ad un ammasso informe e odoroso di asiatici, si nota, con sommo dispiacere, che la Sirenetta è un'altra. Piccola. Poco avvenente. Tozza e in posizione piuttosto scomoda. In mezzo all'acqua. Tra l'altro una riproduzione dell'originale, più volte oggetto di attentati vari a testa, braccia, intero corpo ecc...
Sarà che in Italia è facile abituarsi al Canova... Ma signori, non aggiungo altro. E soprattutto mi rifiuto di fotografare. Ecco.

La seconda. Christiania.
Sorge su un una parte di isola, vicino a Copenhagen, un avanzo di civiltà hippy. È questa Christiania, enclave semi indipendente, composta di circa 1000 abitanti, nella quale quasi tutto è permesso. Bella la sua storia, nata nel 1971 e battagliera e battagliante per la sua indipendenza, Christiania è ancora viva, attiva, in ebollizione. E della sua ebollizione si vede e si sente il fumo, che trabocca ad ogni angolo. Oh. Bella Christiania. Un cantiere a cielo aperto. Attraversata di tutto. La terrò nel cuore, in questo momento breve ma intenso.

Finite le attrazioni serie è oramai sera. Mangiamo in un posto raffinato, in una piattaforma su un canale di Copenhagen.
Birra, affettati, formaggi, pane scottato e scuro; cose, varie. E deliziose. Con vista sulla gentaglia che passa a far festa, a bordo di motoscafi o barche più signorili. Polli e rampolli, e pollastre. Qualche manza. Insomma, uno zoo addomesticato. Paesaggio umano.

Dal cibo si passa all'attesa, con gloria ma senza lode. Il 350S m'ha da riportare a casa. O meglio, porta tutti, alla poco signorile, per non dire lurida, stalberga che ci ospita. A km di distanza sento già l'afrore dilavato delle lenzuola asciugate male, l'umidità che penetra aggressiva nelle mie ossa e tra i lunghi capelli, le narici dilatarsi all'effluvio disdicevole che sale dell'appartamento.
E sia.
Il mal di testa mi disturba e mi distruggere. C mi aiuta. E io riposo. Colpito ed affondato nella capitale vichinga. 0 km oggi.
No petrol, only legs.

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