martedì 1 novembre 2016

On the Road - 20 Agosto


Ore 6, o giù di lì, poco importa. Involontariamente mi sveglio, presto, in questa gigantesca dimora d'altri tempi. È gigantesca anche ora, dopo che un incendio ne ha distrutta più di tre quarti qualche anno fa.
Dicevo. Vado verso il bagno e... Piove. Tempo grigio, vedo il vento piegare i rami degli alberi. Penso che così, almeno, avrò il vetro anteriore della macchina pulito, ieri non riuscivo a fare uno scatto, una foto, senza trovarmi in mezzo alla lente dei moscerini spiaccicati a caso durante i circa 2000 km percorsi per arrivare fino a qui.
Con questo pensiero torno a letto.

La colazione stamattina è molto "formale". Mangiamo tutti assieme, in una stanza che costituisce sia l'ingresso alla casa, sia l'area per la colazione. Ci sono degli estranei in casa, degli olandesi, che parlano inglese, con dei lineamenti orientali. In verità non ho ben capito questa famiglia multitutto; però, pur essendo ingombranti, parlano piano. Il loro è un rumore volumetrico, li si vede, li si percepisce, ma sono silenziosi tutto sommato... A differenza di noi.

E si parte. Non piove più. Destinazione Roskilde, e poi Copenhagen!
Oramai conosco queste strade. Le ho percorse tutte ieri per arrivare al BeB e per andare a mangiare. Stamattina, insomma, si tratta solo di un ripasso generale, tanto per veder se ho capito bene.
Verso Roskilde tutto funziona alla danese: liscio. Dritto. E costoso.
Faccio rifornimento. Il diesel di per sé non è costoso. E tuttavia non calcolo la commissione per il pagamento direttamente con carta. Risultato: credo di aver pagato un litro di diesel circa 1,55 euro. Ma su, non importa. Tanto il mio metallico destriero quadricilindrico sta consumando come una utilitaria. E fa lo stesso, suvvia. E riparto, con il pieno dorato nel serbatoio.

Per passare verso l'isola di Copenhagen, i nordici vichinghi hanno ben pensato di costruire un magnifico ponte, a sostituzione del servizio traghetto. Ottima idea, veloce! E lì devo attraversare.
Autostrada E20. Fino alla fine quindi, più passaggio su ponte. E andiamo.

Questo ponte è mastodontico. 12 km di ponte in mezzo all'acqua. Mi sovviene alla mente il fatto che si voglia farne uno del genere in Italia. Sorrido. E sorrido ancora, mentre accelero per passare su questo ammasso ordinato di cemento, ferro e asfalto.
Procedo verso Roskilde, alla volta dei Vikinghi.

Sosta cibo, al Gimlet. Un posto, quasi un postaccio. Molto carino, meta di musicisti e di personaggi border line, con una stagione di musica live molto interessante, gestito da volontari, dove si mangia divinamente, dove il rumore, al momento, per l’ora di pranzo, e poco.
Epoi si chende, di un chilometro, verso il porto.
Museo vikingo di Roskilde. In tutta la Danimarca, questa è l'unica attrazione storica. 5 barche, affondate nel porto per evitare che i nemici si potessero avvicinare troppo. Una barriera, simbolo della decadenza e della difficoltà di difesa dell'impero vikingo.
Entro. Anzi: entriamo, tutti.
Qui trovo una sorta di laboratorio che mostra e prepara i turisti al vero e proprio museo, lo stabile che ospita i relitti recuperati.
Grande pazienza, di questi archeologi, per recuperare tutto questo...
Guardo. Ammiro. E ripartiamo verso la macchina in quanti ci eravamo fermati.
Tappa in centro, in un baraccio composto da avvenente cameriera bionda, giovane, carina, garbata, e da ottima desolazione umana; attualmente il locale è frequentato, - o forse abitato - da personaggi alterati, ed un po' in difficoltà, particolare da non tralasciare. Non ne capisco la parlata, ma lo stascicar lo distinguo, e questi personaggi strascicano corpo e lingua. E così è, pure qui, in un qualunque sabato pomeriggio d'agosto. E mentre la nostra oste gioca a carte con il miglior cliente del locale, ci allontaniamo. Il gioco, in questo caso, è solo il preludio. Stasera usciranno insieme, ci scommetto - anzi, e diciamolo, lo so e basta. E saranno felici gli occhi marroni scuro di lei, incrociando quelli alti, biondi ed azzurri di lui, di aver perso e vinto sullo stesso bancone, mentre ingannavano l’attesa, mentendo al tempo che li voleva lì, ad aspettare che l’umanità presente scomparisse per chiudere la serranda ed fuggire. A far festa assieme. Fino alle 23. Chè poi qui tutto chiude, e le camere da letto, ed hotel ed alberghi si riempiono.
Ma riparto e ripartiamo, in auto. Direzione: sobborgo di Copenhagen.

Arriviamo in mezz'ora circa.
Parcheggio.
Stop.
Entriamo nel BeB. Noto un odore perfido di muffa e acqua stantia. Tralascio. Ma tralascio per far finta e non farlo notare agli immaginati immaginari. Così ci spostiamo tranquilli a mangiare.
Ma prima si tenta di ritirare moneta da un anonimo bancomat. Una ragazzina, di circa 10 anni, ci chiede, in inglese corretto e gentile, se abbiamo bisogno d'aiuto, noi, ovvero io e gli immaginari. Incredibile... Ma, a quanto pare, qui, al nord, è regolare e normale così.
Torno all'alloggio e muoio a letto. Esausto.
Domani sarò stanziale.

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