martedì 1 novembre 2016

On the Road - 17 Agosto


Il luogo in cui ho mangiato iersera era... Particolare.
A parte il fatto che era l'unico aperto in tutto il paese, il locale si trovava alla fine di una strada chiusa. Senza luminarie. Senza indicazioni precise. Solo un campo sportivo a far da contorno a questa pizzeria italiana, locata praticamente all'interno degli spogliatoi della struttura. Il posto era, come dire... Vuoto. A parte alcuni tedeschi a bacchettare all'esterno - che a vederli avrebbero pur potuto evitare di nutrirsi per qualche tempo- eravamo i soli a presentarsi a quell'ora. L'interno era grande, piuttosto spoglio, con grandi vetrate che davano sul campo di calcio antistante. Il titolare assomigliava, come stazza, ai tedeschi che stavano fuori: corpulento e con orecchino a vista e con parlata italiana sudista. Un omaccione insomma. In questo sperduto posto del nord.

Ore 8.30. Sveglia. Ho un sonno indescrivibile ma mi alzo dalle coperte, a fianco a C. Tutto regolare. Suona il telefono. Mail di lavoro da evadere - oggi sono più fortunato del solito-, me la caverò con poco.
Gli altri già son svegli e lesti, complice il fatto che la finestra della stanza in cui riposavano non aveva alcuna tenda od oscurante.
Mi armo. Bagno e colazione. Caffè italico!
Preparo la borsa. E mi avvio verso l'auto. Nel mettere a posto i bagagli noto un escremento di dimensioni notevoli sul vetro anteriore: o pulisco o assolutamente non vedrò nulla. Davvero, una cosa abominevole. Deduco che chiunque avesse evacuato a tal guisa dovesse aver mangiato pesante. O che la cosa arrivasse direttamente dalla toilette di un aereo! E volasse anche piuttosto di fretta.
Pulisco, aiutato da A, pure lui incredulo...
Abbandonato il dovere passo al piacere.
Faccio un giro per il paese: molto carino, educato, pulito. Con qualche curiosità e bizzarria.
Noto un "albero delle scarpe", lì, in un angolo appartato. Penso ad un simbolo di accoglienza ma, senza far altre domande, mi allontano e proseguo verso il centro.

Nel bel mezzo di una strada una fontana attira la mia attenzione. Non ne capisco l'uso, il significato o l'utilità. Tuttavia la trovo carina... Metto agli atti e, caricati tutti in auto, lascio la guida ad A mentre sbrigo due faccende per lavoro. Oggi il cielo mi sorride, in pochi minuti risolvo la questione e faccio il turista! Tutto grazioso qui: colline, casette, paesaggi morbidi... Un luogo ameno. Almeno per un po'.

Quanto può resistere un italiano senza la pausa caffè?
Poco.
Nel giro di un'ora entriamo ed usciamo da due piccoli centri che costeggiano la strada principale. Paesi di 200 abitanti, dove regna l'agricoltura, dove i trattori son vecchi ma tirati a lucido, che sembrano pronti ad una gara di bellezza; l'aria è sottile - almeno finché non passo io - e la polvere della mietitura anche. Questi piccoli e amorevoli centri contano almeno due birrerie ciascuno, ma di un bar, di un comune e canonico bar, nemmeno l'ombra. Va meglio alla terza sosta.
Parcheggio in curva - o meglio, A parcheggia in curva- davanti ad una protobirreria. Mentre scendo noto che l'auto a fianco alla mia è in vendita. Un carcassone di 10 anni fa. Penso che venderebbero meglio la mia, che molti qui sembrano ammirare... Ma non mi curo della cosa, guardo e passo.
Attraversiamo la strada, speranzosi. E la nostra fiducia non viene tradita.

Il locale, adibito a pasticceria, è piccolo ma accogliente. Nitido nell'arredamento, pulito. Quasi familiare.
La guardiana del forte, nonché inserviente, è una donna. Il suo aspetto è famigliare, quasi quanto l'ambiente: pelle grossa, viso solcato in modo marcato e deciso, capello colorato dal rame, occhi piccoli, e fronte bassa. Sorriso severo, ma non minaccioso. Ha un che di gentile, quella sua parlata indigena che tanto non intendo, con quelle sue dita corte e tozze.
Ha le sembianze di un fabbro, di un batti ferro. Ma ho fiducia in lei. Ed infatti il caffè supera la prova "export". E brava la mia massaia che si spaccia da pasticcere e di notte lavora i metalli! Rude ma efficace! Promossa!
Gustiamo il caffè, io, A, C e forse anche G. E mentre sorseggiamo un uomo relativamente giovane, ruvido, con abiti logori dal lavoro, entra nel locale. Lo si sente arrivare da lontano, non per l'odore o per la parlata. Ma per il ritmo dei suoi passi. Immagino fosse uno strenuo lavoratore di un cantiere stradale o qualcosa del genere. I suoi passi infatti rumoreggiavano ad ogni spostamento del peso, lasciando una sottile, ma pesante, patina nera sul pavimento. In sostanza, nei pochi attimi di attesa, il ragazzone ha lordato ed asfaltato parte del locale con il catrame che scendeva dai suoi scarponi. Una volta servito, il donzello si dilegua leggero. Sorrido. E chiedendo un bagno che non c'è; ci allontaniamo.

Prendo il mezzo, accendo e vado. Nel mezzo del cammino trovo una orda di ragazzi di nero vestiti. Barbe. Capelli lunghi, tatuaggi e seni al vento... Cosce bianche e musi duri.
C'è odore di festival Heavy Metal nell'aria, e così è. Una coda molto "metal" ci si para davanti. Che spettacolo in bianco e nero! Le auto di anziani residenti si alternano a mezzi giovani e scassoni. Mentre corriamo, tutti, verso altre destinazioni.

Prendiamo l'autostrada, direzione nord. Sul tragitto vedo camion che trasportano merce della concorrenza, ed auto lussuose. La strada ci porta ad un piccolo paese, di cui non rimembro il nome, che ci offre un pranzo divino. Nascosto tra le remote ed ascose vie, un locale mi strizza l'occhio. E questo "vecchio asino" -questo è la traduzione del nome del locale- ci lascia sazi e felici. E pronti, per imboccare una strada vigliacca, piena di buche e dissestata, ma tuttavia necessaria - o quasi.

Sulla strada incontro camionisti che salutano a suon di tromba, auto che rallentano per fotografarci, autisti che mostrano il pollice all'insù, segno di somma stima. Non si passa inosservati. E ovviamente lo so.
In una sosta in Autogrill, o chi per esso, trovo, appena all'interno del bagno, un distributore di preservativi che aveva racchiuso in se tutto lo scibile sessuale che un tedesco potesse avere... Rido. Rido tanto. Davvero.
Poco dopo, in strada, Una mongolfiera si staglia sul cielo azzurro. E tutto è lieve e leggero.

Hannover è la destinazione. Ci si arriva, tardi. Senza far un goccio di diesel e dopo più di 500 km. Cibo greco stasera. Molto. Abbondante. Buono. Incontenibile.
Lavoro mezz'ora per concludere l'opera di carattere internazionale cominciata stamattina. Dilavo le carni sotto una doccia calda. Mi distendo a letto, con tutti i miei immaginari. C'è chi dorme e c'è chi russa...
Domani c'è ancora strada, ancora verso nord.

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