martedì 5 agosto 2014

Contro vento, vagando per villaggi...

Bene. 
Oramai la sveglia non serve più. È inutile. Domani provo a non metterla. Alle otto sono sveglio. 
Resisto. 
Alle otto e tredici sono sveglio. 
Mi giro. 
Alle nove e ventidue sono sveglio. E finalmente mi alzo. Finiamola. 
Mi alzo dopo aver dormito discretamente e dopo aver sognato che la signora che mi ospita si intrufolasse nella casa che mi aveva prestato per quella notte. Che incubo quella la fumante ciminiera...
Tuttavia mi dirigo in doccia per dimenticare e per purificare la mia immaginazione. Mi rendo presentabile. Apro la funesta della camera che da su un cortile posteriore all'edificio. Manca il decantato gallo del pubblicizzato B&B ma sarà a spasso, anche se non lo vedo proprio, qui, nel suo habitat naturale. Lo vedo piuttosto in pentola, con un po' di patate al forno, con un po' di rosmarino e sale grosso... Splende il sole e ciò per oggi basta, l'aria è pungente pur essendo estate inoltrata. Ed è bello anche così. 
Volgo la mia volontà alla colazione. Ieri sera la signora mi ha gentilmente spiegato come funziona la macchina. E tutto era funzionato fino al parziale blocco della lama tritura caffè. Avrei scommesso qualcosa sul fatto che stamattina non sarei riuscito a far uscire nulla di colorato da quella cosa. Ed infatti: per tre volte, pigiò il pulsante e... esce acqua, calda. E basta. La lama non macina il caffè pur girando... Ma tanto lo sapevo. Bevo dell'acqua ed accompagno il liquido con una brioche industriale al cioccolato. Accontentiamoci. Su. 
Esprimo un elogio alla mia pazienza ed alla mia abilità... Cambio zona, vado in camera; assemblo lo zaino, chiudo tutto e chiamo la signora per dirle che sto per scendere. Dice che già mi aspetta con la porta aperta. Tutto sommato è premurosa, anche se burbera nella voce. Si preoccupa di fare la ricevuta e chiede se tutto fosse di mio gradimento. Mi chiede come ho dormito. Non le racconto del sogno ma le spiego che il letto era comodo. Mi accompagna a prendere la mia puledra da corsa e, mente mi aiuta a caricare lo zaino, mi racconta che ha appena aperto il B&B, che prima ha avuto noie con l'affitto di quel locale; mi racconta dei suoi figli... Ha sensibilità la signora, ho l'età di uno dei suoi figli, e mi raccomanda di andare piano. Obbedisco. Forte non vado. Saluto, scalcio e volo via. Direzione Spoleto. 
Memore del percorso insegnato dal signor Antonio ieri, vado verso i monti. Passo per Trevi. Bello il percorso e bello il colpo d'occhio offerto dalla città. Decido di entrare. Ma trovo un bellissimo e fornitissimo mercato a sbarrarmi la strada. Quindi osservo da quasi vicino questo bel borgo abbarbicato tra le colline e scendo il declivio che mi porta a Spoleto.






E qui comincia il bello. Antonio diceva: "Eggi, Santa Anatolia di Narco, Arrone, a Labro, Piediluco".
Io eseguo. Anche perché non posso procedere per Spoleto se non per la E45, che tanto mi è cara ma che non voglio percorrere. Esco ad Eggi e... Da qui il delirio. Non una indicazione per i paesi che cerco, non un cartello. Il navigatore non sa dove si trovi, io nemmeno. Mi arrampico un'ora tra le colline intorno a quel paese dimenticato dalle divinità superne. Finalmente, alla fine di una strada, l'ultima percorribile, trovo un signore a cui chiedo informazioni. Mi dice che la deviazione che doveva durar tre mesi persiste da nove anni. Mi indica altre strade ma poi ricorda che ci sono lavori... Gli dico che vorrei andar per Arrone. Ma mi dice che è troppo lunga e ci metterei troppo. Non può capire che io non ho padroni e non ho orari; e non ho nessuno che mi attenda nel mio peregrinare. Mi obbliga a far la E45. Annuisco, volto il purosangue che mi sopporta, scalcio e vado. Non con i consigli del vecchio ma con la mia immaginazione ed il mio telefono, adattato alla navigazione. Ad una fermata per poco non cado, portando con me lambretta e zaino... Insisto, persisto. Scopro una via, stretta. In mezzo a pascoli, ovini e bovini ben curati. Proseguo. Vado. Trovo un sottopasso fatto apposta per me. Quello che la mia immaginazione ha creato e che il vecchio, a tre chilometri di distanza non conosceva. Esco dal lugubre ed angusto pertugio. Sono a Spoleto. Ad un km dal centro. Lo sapevo. Lo sapevo. Una via per me c'è sempre... Ed era pure bella!
I numero di tutto questo: per fare circa 20 chilometri di strada - che separano un paese dall'altro- ho impiegato quasi due ore. E percorso almeno il doppio della strada, e più. Ora però conosco Eggi come le mie tasche.
Arrivo a Spoleto. Vorrei entrare ed arrivare alla parte alta, cerco un varco, e mentre lo supero trovo la polizia locale. Ho notato che non si può passare in quel tratto di strada. Lo so, ma... Vorrei... Se... 
Va bene. Desisto. Lascio stare, volgo lo sguardo altrove. Qui non è aria. Imbocco la Flaminia, con stile e leggerezza. Troppa forse; ed al primo postaccio lungo la strada mi fermo. Ore 13. Cibo. 
Qui sembra che l'abilità ad allestir panini imbottiti sia leggendaria. Voglio provare. E devo dire che la cosa corrisponde a verità! Il mio imbottiti è delizioso, morbido, pomposo ma educato. Lo accompagno al vino. Va tutto bene. Me lo merito. Sosto circa due ore, incontro un ciclista di Rimini che mi chiede se la via è quella corretta. Rispondo che forse è meglio chiedere agli indigeni all'interno...
Incontro poi un buon uomo che subito, vista la mia donzella a rotelle, chiede dove vado, da che luogo provengo ecc... Ha fatto la strada che avrei voluto fare io oggi. Inoltre è stato vigile del fuoco, a Mestre. Tornerà verso le mie zone la prossima settimana per riveder un amico. Sarà un barca... Lui che è un montanaro verace mi spiega che avrà sempre il giubbotto salvagente con se. Mi fa ridere il sol pensiero e glielo faccio notare. 
Altri due personaggi passano dinnanzi al mio motore e ricordano di averne avuta una... Che più non sanno dov'è. Cerchiamola, mi dico tra me - e Lei-! Ma desisto. Subito. Non sono convinto...
Prima di pagare chiedo informazioni al tipo del locale sulla strada da far. Mi indica quella da Arrone in poi. È la strada di Antonio! Voglio fare quella, almeno nell'ultima parte! 



Pedalo e vado, e questa volta va tutto bene. Passo vicino alle cascate delle Marmore, che vidi da piccolo. E vado verso Rieti, saltando Terni. 
Qualche chilometro prima di Rieti sosto. Trovo un bar, entro e ordino dell'acqua. Vengo servito. Bevo volentieri dell'acqua tiepida con ghiaccio. La fermata è breve, il tempo di riprender fiato e di guardar un po' l'umanità che mi circonda. Al mio fianco, sulla sinistra, siede un personaggio ambiguo. Vestito da lavoratore seriale armeggia con un gratta e vinci. Nel tempo trascorso nella veranda del locale l'uomo ha grattato, con somma difficoltà e sentita sofferenza, almeno quattro "gratta e vinci". Davvero, sembrava stesse sudando sette camicie per ogni tassello scoperto.
Mentre io bevo e l'omino seriale gratta, un ragazzo arriva in derapata con un trattore. Entra al bar, ordina, consuma abbastanza celermente, e scappa sgommando e fumando la sua sigaretta industriale. Lo rivedrò poi, sempre fumante, per il tabacco e per il sudore, nel campo affianco, intento a tagliar l'erba. Che villico di carattere!
Passato il mio tempo utile per la sosta passo al banco per pagare. La signorina è gentile. Sarà perché prima, entrando, ed assistendo ad una battuta di un cliente, le ho dato il destro per risponder a modo al suo interlocutore... Sta di fatto che la consumazione non grava punto sulle mie finanze. Free drink! Poco sarebbe cambiato, ma fa piacere sia andata così. 







Prima di allontanarmi definitivamente dal locale, chiamo un B&B per la notte. Centro al primo colpo. In via Salaria, Pisolo mi attende. Giro e lotto contro le indicazioni del centro di Rieti per trovar la via maestra, ma esco vincitore. Vedo un gruppo di frati in un chiosco lungo la strada, mi vorrei fermare ma pazienza... 
Quasi alle 19 sono in zona. Il proprietario, un uomo dall'aria mite, mi attendeva. Fa notare al figlio che la mia lambretta ha un bel suono, pienotto, regolare, e mi porge la chiave. Scarico il mio ronzino, lo metto a riparo vicino ad un cavallo, in una sorta di stalla col tetto, ma aperta. Per scrupolo incateno la Fiera. Speriamo bene...



Mi reco al bar vicino. Qui già la parlata è grassa: "sarve", "a coso, gome de ghiaimi...?", "ambè, ao!". Ordino un aperitivo. Mi viene proposto uno spritz. Chiedo che venga fatto bene. E Gianluca, il ragazzo al banco, bene lo fa! Mi complimento con lui! E facciamo due chiacchiere mentre mangio e sorseggio il liquido arancione. Gianluca ha avuto delle vicissitudini con delle damigelle di Padova; donne di spettacolo, donne di mondo... E chiacchieriamo amenamente di varie cose. È un buon ragazzo e ci scambiamo i contatti. Se non scappa dall'Italia come molti vorrebbero fare, magari ci si rivedrà ancora. Chissà...
Nel mentre, durante una delle nostre conversazioni, noto una signora entrare nel locale ed estrarre dal reggiseno del contante... Rido. Credevo non ci fossero più queste donne... Ed invece...

Decido di virare verso il mio appartamento. Mi lavo dalle fatiche della giornata. Poca distanza percorsa ma molti chilometri a vuoto. Ma va bene così. Va bene così. Perché anche oggi splende il sole, perché tutto va come deve andare e come voglio che vada. Domani Sulmona. Sempre e ancora a sud...




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