mercoledì 6 agosto 2014

A Nord di me stesso

Mi desto. Nei miei sogni stavo per uscire con... Non lo so, nè la mia coscienza lo sa, o forse si...
Sento una vespa che arranca a fatica. Il mio telefono squilla, e leggo un articolo su due persone che compiono il giro d'Italia in vespa.
Il figlio del proprietario del B&B ha parcheggiato la sua vespa a fianco della mia impareggiabile lambretta. Sono perseguitato dalla vespa e da Nela...

Preparo la valigia. Direttamente, senza passare dal via. Assemblo le cose e vado a fare colazione. "Cocomero, il figlio di Roberto" mi attende in bar. Ordino e consumo ligiamente. Si sta bene oggi. Splende il sole ed è fresco. Poche nubi all'orizzonte. Tutto scorre a velocità controllata. 
Avviso Roberto della mia dipartita, sciolgo le briglie al mio mezzo, carico, pedalò e vado. È già tardi, e non mi fermerò finché non sarò già verso Sulmona, o mancherà poco. Ultimo consulto telefonico per decidere il percorso migliore da seguire prima di inoltrarmi verso la meta di oggi. Una volta deciso, e una volta saputo che si può far, basta solo decidere come. Io direi: con calma.
Incontro per strada cartelli che annunciano mostre di pittura e cose amene che però non riuscirò a vedere. E quando decido di fermarmi al primo distributore, al secondo, meno costoso, incontro una figura zingara che mi preoccupa. Volto il cavallo e torno al primo distributore, più esoso ma anche più accogliente. Italicamente favellando chiedo lumi sulla strada da percorrere per arrivare a Sulmona. Voglio la più bella. E quella mi viene suggerita, in accordo col mio suggeritore telefonico padano. Riparto col pieno,  ben pagato, e vado.
La Via Salaria è molto bella, mi piace. Si dipana tra curva e salite, tra rettilinei e discese. Succulenta e acida, assolata e adombrata da nubi cerulee e tossici scarichi di bilici carichi di merci. 





Decisamente tosta, non c'è che dire.
Viro verso L'aquila, ma non passo il centro. Non voglio. Sento le crepe, non serve vederle.
In prossimità della città incontro una galleria. Controllo la lunghezza: 1800 metri. Le gallerie di 1800 metri non mi piacciono. Soprattutto ora. Faccio un lungo respiro e mi inabisso nel ventre della montagna. Che paura... Non vedo nulla tanto la nebbia è fitta, non riesco a respirare compiutamente, e il mio cavallo bolso sembra perder brillantezza. E a metà accelero, sperando di uscire in fretta da quell'antro mefistofelico. Corro. Ed all'uscita sorrido e urlo per esser sopravvissuto. Io non ho mai provato una tale sensazione di impotenza. Ma sapevo che sarei arrivato dall'altra parte. Ed il mio ronzino esulta con me. E festeggerei se non mi fossi imposto di arrivare avanti quest'oggi...
Proseguendo una donna, ad una rotonda in una punto grigia, mi sorride ed alza il braccio per salutarmi. Stupito saluto come uno stordito la macchina e la donzella... Chissà chi era.









Proseguo per Sulmona. Non faccio la statale ma la strada vecchia che porta verso Fontecchio e Molina.
La percorro in armonia con me stesso e con la natura che mi circonda, con un filo di gas per sporcare il meno possibile l'aria che si respira qui. Bello questo tratto di strada, sereno. Verso Molina inizia ad alzarsi il vento. Come da accordi con me stesso mi posso fermare qui in zona. Trovo un postaccio. Perfetto. Mi fermo. Parcheggio. Scendo. 
Un signore mi attende sotto ad una tenda. Mi indica l'entrata ed io procedo all'interno del locale. Ordino un panino e del vino, avviso che mi possono servire fuori, mi troveranno là. Non voglio stare dentro.
All'uscita ritrovo il signore e mi siedo accanto a lui. Quando lo chiamano per far il panino lo fermo. Gli dico di propormi qualcosa che non lo faccia lavorare, che sia già pronto. Farfuglia qualcosa ma non so cosa, non capisco; ma annuisco. Non so cosa ho ordinato ma... Ho appetito e andrà bene qualsiasi cosa. Mi avvisano che è pronto poco dopo, ma non voglio entrare e chiedo se possono far servizio fuori. Gentili mi accontentano.
Arriva il vino. Arriva una montagna di pasta al sugo. Arriva anche la macedonia che non ho chiesto. Che servizio!
Inizio a mangiare, ed il proprietario torna fuori. Chiacchieriamo mentre mangio, io a bocca piena, lui a bocca chiusa, con una sigaretta tra le labbra. L'umanità da queste parti ha figure usurate, piuttosto burbere e ha le sembianze della bassa manovalanza operaia ed edile. 
Il fumatore mi chiede che strada ho fatto e perché sono lì. Spiego le mie motivazioni e comprende. Mentre chiacchieriamo invita un suo amico, compagno di fumo, a sedersi con noi. E qui inizia la festa: il nuovo arrivato è basso, magro e simpatico. Ha sempre la battuta pronta ed il fumo che esce dalle narici. E soprattutto ordina da bere per gli astanti, tra i quali io rappresento un terzo del totale. Non posso rifiutare. Sorseggiando discutiamo di lavoro, di politica, di donne e di vino. Ora tocca al proprietario ordinare dell'alcool. E Vabbè. Chi si muove da qui ora? Accetto... Con riserve subito accantonate. 
Gli uomini mi consigliano colture alternative per la mia attività: tartufi. Sembrano funzionare... Ad un certo punto arriva un ragazzo: Armando. Accorre alla mia puledra per constatarne le condizioni: "non c'è male, vero? E non hai sentito come canta...", mi dico. Armando è giovane: con gli altri presenti mi fa domande su come si tratta burocraticamente un mezzo d'epoca. Io rispondo, per quanto so... 
Al gruppo nel frattempo si sono uniti altri due uomini. Il più anziano dei due ha avuto una relazione con una donna patavina, di Torreglia. Lì ha assaggiato per la prima volta: "poenta e oxei. I jera boni!" Esclama con un discreto accento veneto.
La situazione si fa comica, arriva un altro rosso per me, ma devo andare. Entro a pagare il mio pranzo ed un giro di vino; ma la ragazza al banco mi dice che è tutto apposto. Pago la pasta e forse la macedonia, esco e bevo il mio ultimo bicchiere. Troppo ospitali questi signori. Gentili, sinceri e senza peli sulla lingua: le bestemmie ovviamente non mancano. 
Salgo sul mio ferro subito dopo una telefonata da Sulmona, non senza aver scambiato prima i miei contatti con Armando. Qualcuno mi attende poco più a sud.





Accelero e vado. In poco tempo sono con Luigi, un ragazzo del Vespa Club di Sulmona conosciuto tramite un amico che lavora in Beta Utensili, Enzo. Luigi Mi offre supporto logistico in zona per la mia -probabilmente- ultima tappa sudista prima di tornare verso nord; mi ospiterà in un suo appartamento per questa notte. Con lui conosco anche Raffaele, sempre vespista. Sono due buoni ragazzi, gentili e affabili. Scortato da loro compio in giro a Pacentro, bel borgo dal l'impianto ottocentesco, vicino a Sulmona. Raffaele è una formidabile guida turistica. 
Un aborto piovoso rinfresca l'aria di Pacentro mentre visito il castello. Ma l'intenzione di maltempo non è seria, si vede. È solo un tentativo di mettere alla prova la mia volontà. In un attimo la pioggia sparisce. Ci avviamo prima verso casa e poi verso il ristorante, nel quale arrosticini e vino ci fanno compagnia. Con noi c'è un amico Lambrettista con il quale discuto volentieri durante la cena, conclusasi con un giro turistico nella città del sommo Ovidio con tanto di spiegazioni didattiche da parte di Raffaele.
Riprendiamo i mezzi e ci allontaniamo dal centro...




Mi avvio verso il letto, distrutto da una giornata molto impegnativa. Domani vedrò il da farsi... Il Nord non si sposta di un millimetro sulla cartina geografica...

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