venerdì 31 luglio 2015

On the road. 30 luglio. Perfettamente in tempo.

Non ho mai fatto così fatica per far tre passi. Neanche li avessi fatti a piedi...

La sveglia non serve. Inutile. Come tante altre cose che faccio. La metto più per scaramanzia che per altro. E quindi mi sveglio. Oggi sarà una giornata impegnativa. E va bene, la cosa non mi spaventa. Già sento la musica venir dalla cucina. La famiglia è già attiva, prima della mia attività ufficiale. Prima di alzarmi spedisco messaggio in Italia ed in Olanda. Il caldo fosse non aiuta le comunicazioni. Ma mi disinteresso subito alla cosa, mi viene naturale... Rito del bagno a parte, esco in cucina, sorridente. Le donne di famiglia sono in cucina; saluto e mi metto al banco della colazione, lo stesso della sera precedente. Uh. Che abbondanza di tutto. E che torta, fatta da Cristina! Una cosa esagerata! Al cioccolato, e la accompagno con caffè nero, caldo. Ah! Si. Che spensieratezza. Passo mezz'ora senza pensare e senza mangiare solo per rimanere lì, seduto, a guardare fuori della finestra. Noto delle nuvole... Ma non mi preoccupano, inutile pensarci ora, è solo metà mattina. Ed il tempo, in verità, è peggio di me, fa quel che vuole! Quindi... Mi accontento del sole locale. Mangio. Entro in camera a sistemare tutto. E penso alle foto.

Quali?

Quelle che farò - o meglio, saranno fatte- tra poco alla giovane Pin-up, fan di Marilyn Manson, che abita questa casa. Ieri mi è stato chiesto se fosse possibile fare delle foto. E io non sono geloso della mia Lambretta, sana ed affidabile! La presto volentieri allo scopo! E finita la colazione, regolo il conto dell'alloggio e del vitto serale, e preparo il ferro celeste per il set fotografico.

Ambientazione agreste, bucolica. A servire da sfondo i  campi coltivati e una tettoia. Inquadrati un paio di elementi; attorno,una flotta di persone. Telefoni alla mano, e via alle foto. Quanto è carina, quanto è bella, lei, la mia celeste. Troppo luccicante, si, perlamiseria, ma... Rimane sempre lei. Aggressiva dal cuore di alluminio, pugno di ferro in guanto di velluto. Sta bene anche con una "vagina" seduta sopra! Che versatilità!

E mentre penso tutto questo rido. E anche abbastanza. Finito il servizio arriva il momento di caricare! Salgo in camera, prendo tutto e provo a partire. Saluto le persone che mi sono state vicino per le ultime 15 ore e scalcio fumante verso la valle. Scendo ripidamente la veloce discesa: direzione Borgo Val di Taro.

Corro lesto poiché il tempo non sembra dei migliori a nord, dove sono diretto. Nuvole bianche all'orizzonte sembrano panna montata sopra le montagne. So cosa portano con loro. E non voglio esserci quando penseranno di liberarsene. Da Pontremoli sbaglio strada. Caspita, stavo già per dirigermi a Parma, senza saperlo. Mi oriento e indietreggio, in discesa, per un paio di chilometri... Mi rimetto sulle retta via e senza tema accelero. Questa strada mi piace, mette paura ogni tanto, ma è bella e ha carattere. In verità non credevo di dovermi impegnare nel superamento di qualche passo montano ma non ho alternative. Col giubbotto di pelle adeso alla mia epidermide proseguo oltre il primo passo a quasi 1000 metri sul livello del mare. Un'alta marea potrebbe far variare questa misura. Ma non importa. Anche di qui son passato! E vado oltre, verso Borgotaro. Nell'approssimarmi al paese ho un presentimento. Anzi, due. Il primo: presumo di aver sete, e di voler bere; acqua, ma anche vino. Non insieme. La prima propedeutica al secondo. Due: quanta miscela mi rimane realmente? Assolvo subito alla cosa più grave, il mio abbeveraggio. Arrivo in piazza Farnese, mi volto. Bar. Mio. Fermo. Scendo. Entro. Sorrido. Lambrusco. Siedo. Una cameriera mi porta quanto ordinato. E Che soddisfazione! Chiamo Giacomo, con lui sono d'accordo per esser a Piacenza nel pomeriggio per poter cenare assieme la sera. Nel frattempo cerco un BeB. Giacomo è un amico, condivide con me la passione per i ferri vecchi, e mi ha aiutato nella strada per il primo tour. Lo vado a trovare volentieri, e lo incontrerò nel pomeriggio. Nel frattempo il tempo muta, sono le due e penso che sia meglio sbrigarmi. Dimentico della miscela accelero e striglio il mio glabro ammasso di equini sulle ruvide appendici toscoemiliane. Accelero gravemente, non ho pietà. Verso Bardi rimembro la miscela. Cerco e trovo, preoccupato, il distributore. Molto bene. Chiuso. Io, in verità, non credevo più possibile il fatto di trovare un distributore chiuso. Con orari ben definiti per l'erogazione di carburante e senza self! Per non parlare del fatto che, il mercoledì, l'esercizio rimane comunque chiuso. Altri tempi... E altro distributore da cercare. Aggancio il gps alla rete dei distributori: Bore. Qualche chilometro più in là e prima di sapere di dover oltrepassare un altro passo. Passare il passo è un passatempo ansiogeno sta volta. Non voglio spingere a mano, a piedi, la mia mula... Corto e spero. A spanne non andrò nemmeno in riserva, e per sicurezza non controllo per vedere se ho ragione. Controllare non serve. La sicurezza di arrivare basterà. E così è.

Sotto le prime gocce di pioggia arrivo al distributore che non accetta il nuovo conio decinale. I nuovi 10 euro non gli piacciono. Entro in un bar e chiedo un vecchio foglio in cambio del mio, che spero il macchinario accetti. Inserisco. Prego che il distributore accetti. Metto l'olio. Rifornisco. Quasi pieno. Chiudo tutto, le due gocce di pioggia se ne vanno, lo sapevo che anche questa volta non avrebbe piovuto... E guardo il cielo, che sempre mi è favorevole! Sempre!

Riparto tra gli sguardi dei vecchi del bar antistante il distributore, non serve un apparecchio acustico per sentirmi o occhiali per notarmi! E volo via tonante!

Posso sfogare ora la mia gioia allontanandomi dalla pioggia, e corro non curante del consumo di carburante! Passo paesi e case, paesaggi stupendi ed anguste vie. Verso Piacenza, meta di oggi, splende un timido sole. Mi fermo per trovare un BeB per la notte. Trovo e chiamo. La signora risoluta mi offre anche il suo garage... Trovo Giacomo dopo le 18. Mi accompagna con la sua fiammante Lambretta 125 seconda serie al mio dormitorio, che sorge nel centro della città. Ma non nel centro generico, ma proprio nel centro specifico, al quadrivio formato da Cardo e Decumano. Il centro, base di partenza per la fondazione di Piacenza. Al sesto piano di un vecchio edificio trovo la mia camera. Non prendo l'ascensore per salire e la signora mi scambia per un tipo atletico. Non le rivelo che sono solo stupido... Lascio il mezzo in custodia al garage, salgo e mi lavo. Esco a cena con delle splendide persone, e mangiamo carne e beviamo vino. Nel locale tutto va bene, anche le cameriere. Voglio poter ricambiare. Li attenderò ad est. E intanto scende la pioggia, quella seria. Ma per oggi basta. E muoio di sonno, tra i denti aguzzi di Morfeo.

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