lunedì 27 luglio 2015

27 luglio. Una mattina come le altre.

Uh! Che giornata!

Mi sveglio, alle 6.00. Non un minuto di più, non uno di meno. Ma non lo faccio volentieri, diciamo che sono stato svegliato. Un rumore assordante riempie i miei padiglioni auricolari. Un diluvio. Ma non un diluvio vero. Una cascata di pioggia, placida, senza un filo di vento. Pacifica. E tanta. Impassibile a tale fenomeno, mi sposto dall'altra parte del letto e mi riconcilio con Morfeo. Attendo qualche ora ancora prima di partire e approfitto per riposare. Sarà sempre poco, ma va bene lo stesso.
Alle 9.26 sono vigile, pronto. Mi alzo, volo in studio, preparo le valigie e via. Non faccio colazione, mi fermerò strada facendo. Non ho appetito ora. Però in bagno devo fare sosta breve, almeno per vedere che faccia mi ritrovo stamattina. Da ceffone, come al solito. Pazienza. Sorvolo.
Apro la porta, scendo le scale con la borsa da scudo sotto braccio. Scalo i gradini, veloce. Assesto il recipiente di tela al garrese del fido ronzino. Torno su a prendere lo zaino, scendo e lo assicuro sul retro del mezzo. Salgo. Chiudo finestre e persiane. Controllo di aver tutto. Quasi. Ricontrollo. Ma prima di essere sicuro riscendo le scale per salutare i miei nonni. Non sanno che parto. Meglio così.
Al saluto però una sorpresa... Il mio vecchio nonno ottuagenario, quello che dice che a me piace girar per paesi, non sta bene... Faccio finta di nulla, trasformo questa partenza in una mattina come le altre. I miei zii e mio cugino, temporaneamente in villeggiatura da me devono partire per un matrimonio a Venezia. No. Non posso partire. E allora decede anche l'idea della partenza pomeridiana. C'è un buon motivo per rimanere a casa oggi.

Nel primo pomeriggio alleggerisco la bestia. Scarico zaino e borsa. Domani è un altro giorno. Domani - forse - si parte.

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