lunedì 2 giugno 2014

Nubi all'orizzonte.

Dormo cinque ore. Poche. O meglio. Potrebbero bastare se non avessi già fatto una notte guidando e se dovessi parlare di come l'aria che respiro modifichi la percezione sensoriale e le molteplici realtà individuali. Tuttavia questo riposo dovrà bastare. Devo recarmi nella più grande azienda esportatrice di piante in europa. 
Mi preparo. Traduco: scarpe da ginnastica logore, jeans, felpa con cappuccio. La personalità prima di tutto. Mi guardo allo specchio...
Un signore. Con la s maiuscola. Per ora.
Scendo dalla stanza. Ma prima non posso non sporcare un bicchiere che impiego per trangugiare ripetutamente dell'acqua. Giù, nella hole, c'è un buffet che già è stato pagato. Incluso nel prezzo, ovvio. Ma non ho tempo, nemmeno per vedere a cosa il mio stomaco sta per rinunciare. Sorrido alla gentile ragazza che mi chiede se tutto fosse di mio gradimento. Se il soggiorno fosse stato piacevole. Le confermo quello che vuole sentire. È andato tutto bene; anche perché non ho avuto il tempo di capire se ci fosse qualcosa che non potesse andare... Avrei potuto dormire anche in un fienile, uno di quelli che ho incontrato sulla strada la mattina precedente... Ma non lo faccio sapere; terrò questa cosa segreta, celata da uno splendido sorriso.
Scendo nei sotterranei a recuperar la macchina. Ed esco. Nel traffico della periferia di Amsterdam. Il navigatore da segni di parziale ignoranza. Mi arrangio, in qualche modo. E i in un'ora riesco a percorrere i 20 km che mi separano dalla meta. Un delirio a velocità sub-umana. Capisco perché qui vale la pena usare la bicicletta...
Ma arrivo. Fuori orario. Noto che le auto elettriche sono moltissime all'esterno della struttura che mi accingo a frequentare dall'interno. Incredibile. Ci sono anche le colonnine per il rifornimento... E parecchie. Fotografo per testimonianza e penso alla nostra bella Italia a gasolio e ad olio combustibile. 





Entro nella reception e mi faccio annunciare. Dopo qualche minuto una donna bassa e tarchiatella viene a ricevermi. È spagnola e rasenta un po' di italiano. Ci capiamo, o per lo meno cerchiamo di farlo, lungo il tragitto che mi conduce direttamente all'ufficio di lei, e di Leo. Lo stesso che mi ha pagato cena ed albergo ieri. Lo stesso che oggi mi terrà qui in ostaggio. 
Iniziamo a discutere. A capire se ci può essere una collaborazione. Decidiamo come procedere. Io chiedo. Chiedo molto. Moltissimo. Vedo e passo vari uffici. Tutti, all'interno, hanno una cucina o qualcosa per preparare o riscaldare qualche pietanza o erogare una bevanda premiscelata. Gli ambienti sono accoglienti. Candidi. Non sembra affatto di essere rinchiusi in un ufficio. Sembra piuttosto di essere a casa, o comunque in un ambiente quasi famigliare. E se non fosse per il fatto di essere sempre al chiuso... verrebbe pure a me la voglia di lavorare...






Dopo nove ore di perigliose peripezie finisce la mia prigionia. 
Non ho mangiato. Ho bevuto solo caffè portati da una avvenente e prosperosa segretaria. Ho imprecato quando ho tentato di procurarmi da solo quel liquido nerastro, quella brodaglia allungata che, grazie alla mia inesperienza, si è artisticamente sparsa su muri e pavimenti. E ho ringraziato per l'accoglienza riservatami. 
Bilancio giornaliero: 0 - 0. Me ne vado con l'impressione di non essere riuscito a portare a casa niente di concreto. E questo mi urta: perché non è mia abitudine, perché sono abituato a vincere, perché voglio ciò che mi spetta. 
Salgo in auto con la sensazione che a qualcosa questo viaggio deve essere servito. Che qualcosa mi dovrò pure inventare per dar un senso ai chilometri fatti. 
Guardo fuori ed il sole non c'è. Si sono addensate delle nubi. Si è alzato il vento. Ho la sensazione che il mio tempo qui sia terminato. Che sia giunto il momento di andare. Volgo lo sguardo verso sud, respiro, sorrido. Penso che potrei anche mangiare prima o poi...
La macchina prende vita. Si va. 
Lungo la strada per il ritorno, a metà circa, vedo dei vecchi carri armati viaggiare al mio fianco. Mi chiedo se la Germania abbia deciso di muovere guerra verso qualcuno o qualcosa nei giorni in cui sono stato immune dalle comunicazioni e dall'informazione di massa. Ma mi rassereno subito... Non mi voglio occupare punto di questa faccenda.
Ad est sorge il sole. Un'altra alba teutonica mi saluta. Lo stesso sole, ma verso sud.




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