L'Educazione è una cosa sacra. Credo sia importante essere educati, sia nel senso passivo, sia nel senso attivo del termine.
Mi sveglio dopo le otto. Forse, in verità, anche dopo le nove, o appena
dopo... Tuttavia non importa. Mi alzo dopo essermi arrovellato
insistentemente tra le coperte autunnali. Gironzolo per casa, passando
subitamente per il bagno, poi per lo studio, la cucina... Un tour
domestico quasi quotidiano.
Il primo compito della giornata è
portare mia madre allo studio medico per la riabilitazione. Non è
anziana mia mamma, non molto per lo meno. Ma l'operazione alla spalla di
qualche mese fa la obbliga alla riabilitazione giornaliera e, orfana
forzata della guida, tocca a me condurla allo stabile deputato alla sua
cura.
Scendo le scale che mi separano dalla umida terra al pian
terreno e metto in moto il mio vecchio bolide tedesco. Parte ogni giorno
senza problemi, un orologio; e ne sono fiero!
Esco in strada e passo a recuperare la donna. Mi aspetta... Sempre. Anzi, meglio dire: spesso.
Carico.
Parto.
La destinazione non è lontana; in quindici minuti, spesso noiosi e
percorsi con palpebre pesanti, raggiungo la meta, vicina ad una
pasticceria dal nome propizio ma che sembra essere passato
abbondantemente in naftalina. "Ore Liete" sa di vecchio, di armadio
impolverato, di dentiera scollata e di vestito blu della nonna dai
capelli bianchicci - ma cotonati - della domenica pomeriggio, verso le
quattro. L'arredamento anni novanta aiuta a capire altre cose. Tuttavia
il servizio è ottimo, l'accoglienza sempre gentile, brioche e bevande
varie sempre all'altezza... Nonostante tutto ci vado volentieri ed
oramai sono conosciuto. Quando entro il sorriso di una graziosa signora
mi accoglie, sempre, chiedendo se mi fa piacere il biscotto di pasta
frolla alla marmellata e l'orzo in tazza grande che spesso ordino. Anche
quando c'è molta gente e c'è la fila il trattamento preferenziale nei
miei confronti non muta: come questa mattina. Il locale è pieno, e mi
accomodo tranquillamente fuori, la giornata lo consente: grigia ma
tiepida... ed affollata.
Avevo notato, in effetti, che il traffico
nella zona era intenso, più del solito. Pensavo fosse giorno di mercato,
l'età media della gente di passaggio lo confermava... Ma con calma ero
riuscito a recuperare un parcheggio, passando vicino ad una auto grigia,
giapponese, di piccole dimensioni, che non doveva evidentemente essere
in un posto adibito alla sosta. Era proprio in mezzo al corridoio di
passaggio principale, a pochi metri dai retro delle auto posteggiate
perpendicolarmente a lei. Immaginavo che svincolarsi dal parcheggio per
quelle auto sarebbe stata una cosa laboriosa con quel catorcio
disturbatore fuori posto...
Tuttavia, la manovra di accesso al mio posto di sosta non è stata complicata. E non mi son curato molto di quel mezzo...
Ma dalla mia postazione esterna, ora, noto che quel mezzo è interamente
in mezzo. E mentre vengo servito a dovere assisto ad una bellissima
manovra di evasione da uno dei posteggi stretti a forza da quel
rottamino giapponese.
Un'auto di dimensioni non modeste, BMW X5, si
mette in movimento, capitanata da un uomo. Il pilota cerca di
divincolarsi, in meno di dieci manovre è libero, senza urti,
delicatamente; dietro di lui un mezzo attende che il suo parcheggio sia
definitivamente libero. Tuttavia, l'uomo delle grandi manovre scende dal
suo gigante tedesco, lasciando la macchina in mezzo al passaggio,
vicino alla povera macchinina grigia. Ha in mano un blocchetto giallo ed
una penna. E comincia a scrivere. Non lo vedo e non lo sento imprecare.
Immagino annoti intimidazioni nei confronti del proprietario del grigio
macinino. Immagino frasi del tipo: "impara a parcheggiare", "ma chi ti
ha dato la patente", e amenità simili. Scrive il quarantenne, scrive con
uno stile che invidio: calmo ma risoluto. Nessuno suona il clacson o si
lamenta per la situazione; forse anche chi attende è consapevole del
fatto che quel ragazzo stia tentando di far giustizia...
Deciso.
Stacca il foglietto giallo. Lo appiccica con forza al vetro della
giapponesina mal posteggiata. Ringrazia educatamente chi ha atteso - con
altrettanta educazione - la fine della sua operazione. E va. Libero e
veloce.
Io continuo la mia colazione. Tranquillo ma curioso di
sapere cosa abbia scritto quell'uomo sul foglietto giallo appiccicato al
finestrino. Voglio vedere. Non voglio non sapere. Finisco quanto ho
ordinato. Decido di pagare, di fare le cose con calma. Di uscire e di
avvicinarmi per leggere lo scritto su fondo giallo. E questo è quello
che trovo...
Con un sorriso leggo questa frase che in veneziano suona come un insulto piuttosto considerevole... Rido. Ammiro quell'uomo...
Perché l'educazione è una cosa che ha un valore; e perché funziona sempre... Anche qui.
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